Le Opere
... percorso artistico ...
I miei primi quadri erano paesaggi: “attimi”, scrivevo nel mio foglietto di presentazione, ….che a volte si susseguono velocemente, a volte durano ore ..... e che costituiscono il “tempo” della mia dimensione….
Negli anni successivi i paesaggi rappresentati divennero sempre meno naturali, anticipando la mia tendenza a rappresentare ambienti metafisici, che amai definire “attimi estremi” (1976), frutto dell’ammirazione, dello studio e dell’interpretazione dei grandi maestri della metafisica.
Pino Giacopelli, il critico d’arte che presentò al pubblico i primi lavori scriveva, a proposito, dei miei paesaggi: “ ... fissati sulla tela come evocazione di una memoria sognata ad occhi aperti ...come accostamento trepido ad una trascrizione del reale inventato ... che include attente meditazioni sui valori dello spazio...”
Nel 1980 la svolta definitiva, l’approdo alle opere di impronta metafisica, interpretate con una mia, del tutto personale, chiave di lettura, dalla quale trapelava il forte legame fra le mie “visioni”, come ero solito definire tali opere, e la realtà in cui vivevo, la Sicilia, legame che, probabilmente, era il segno naturale del mio divenire adulto.
Dal paesaggio avevo tratto esperienza e soddisfazione, all’accostamento cromatico, come espressione dei miei stati d’animo, aggiungevo le mie conoscenze ingegneristiche e gli insegnamenti del pittore siciliano Aldo Catella, oggi purtroppo non più in vita, che generosamente mi aveva iniziato all’arte paesaggistica.
I miei quadri si arricchivano di visioni prospettiche ed assonometriche, di luci e di ombre, l’ambiente tendeva a divenire quasi surreale, la scala cromatica si arricchiva di toni e di contrasti. Avevo iniziato ad accostare agli elementi naturali i prodotti della società, spesso simbolicamente rappresentati da figure solide geometriche elementari, il parallelepipedo, la piramide, il cono, la sfera, chiare espressioni delle tre coordinate spaziali della dimensione rappresentata, lasciando ai soggetti umani il compito di rappresentare la quarta dimensione: il tempo. Una bambina, un anziano, una donna, un uomo costituivano, allora, l’espressione del mio pensiero.
Nascevano in progressione le serie “i pensieri”, “gli argomenti” e “le sensazioni” (1976- 1983). Il quadro, da mera manifestazione del mio stato d’animo, era divenuto messaggio, non più contemplazione, ma osservazione, non più ammirazione, ma contestazione. Era mutata anche la sequenza creativa, se avevo, fino ad allora, lasciato che i miei quadri nascessero e prendessero forma in maniera naturale, titolandoli a posteriori, ora, il dipinto veniva alla luce, già ben definito, con un suo titolo.
In tredici anni di intensa attività ho realizzato ben 61 dipinti, di cui i primi 37 paesaggi.
A quest’ultimo fervore creativo fece seguito un lungo periodo di inattività, conseguente a numerosi impegni professionali che mi hanno costretto a continue trasferte in Italia ed all’Estero, impedendo, in tal modo, di dare sfogo alla mia passione per l’arte.
Raggiunta una certa maturità professionale e personale, nel 1995 ho ripreso a dipingere, sviluppando un progetto parallelo di pittura e scultura che caratterizzerà tutti gli ultimi lavori. Questo mio nuovo modo di intendere l’arte consiste nello sviluppare artisticamente l’ argomento oggetto attraverso la composizione e l’accostamento di toni e figure geometriche elementari. Una estensione al limite della precedente serie metafisica, in cui l’accostamento alla realtà diviene più intenso, la scomposizione prismatica della luce più netta, il soggetto un essere vivente in senso più esteso: pianta, animale, uomo, donna, insetto. Colore, soggetto e forme divengono moduli inscindibili di rappresentazione del mio pensiero.
I dipinti, in apparenza, molto differenti, discordano solamente nel loro intimo significato, pur costituendo elaborazioni diverse della stessa scala cromatica, composizioni diverse di forme, sono indice del codice comunicativo di cui mi servo per veicolare il mio messaggio al pubblico.
L’espressione diviene più chiara, figurativa, l’ambiente un po’ più naturale, ma il contesto nel quale si sviluppa la scena è sempre surreale perché voglio esprimere l’intimo legame fra intelletto e forma e sconfinare in spazi sovrannaturali. Continuo in questo mio particolare modo di comunicare sensazioni e argomenti con la realizzazione della serie “climi e culture” .
Mi piace definire, in maniera schematica, tale mio stile “figurativo-cromatico”, proprio per evidenziare la modularità dei concetti spazio-pensiero-tempo, che si evincono nei tre elementi base dei miei lavori: le figure geometriche, il soggetto ed il colore.
La scultura nasce come ampliamento del mio canale espressivo e mi permette di avere un’ ulteriore coordinata spaziale con la quale sviluppare il mio dipinto: per tale motivo amo definirle “pittosculture”. Le realizzo in argilla, spesso immediatamente dopo aver dipinto un quadro, osservandolo, utilizzando la stessa tavolozza e cercando di rappresentare altri punti di vista, quasi a comporre la scena in maniera tridimensionale. Mi propongo di concentrare tutto in poco spazio mediante un simbolismo più forte di quello presente nei quadri. “Tropici” è, per esempio, una grande tela di 200x220 cm, reinterpretata in una scultura di appena 70 cm d’altezza.
Punto di arrivo del mio percorso artistico è l’utilizzo sovrapposto di fotografia, pittura, grafica. I miei nudi fotografici in bianco e nero, vengono scomposti informaticamente, stampati su tela ed arricchiti, con tecniche pittoriche, di colori e forme per rappresentare “espressioni” del mio pensiero ed esplicitare i miei sentimenti: “… l’oggetto, l’argomento, l’emozione che intendo rappresentare guidano la mia mano…colore, soggetto e forme sono moduli inscindibili di rappresentazione dello spazio, del pensiero, del tempo... La plasticità del corpo nudo di donna è sintesi delle tre componenti della mia opera…”.
Lorenzo Rossano